Libertà, libertà va cercando...

Libertà, libertà va cercando...

Abstract

The pandemic period has accelerated a cultural process that produces social fragmentation and a transformation of values. Fear pushes people to close in on themselves, to look after individual and group interests, driven by a misunderstanding of the meaning of freedom and democracy. It must be understood that one's own interest as an individual citizen is realised in the community: courageously accepting a social policy does not mean losing one's freedom - Life, sic! - but increasing the potential to achieve objectives that benefit everyone.

Abstract

Il periodo di pandemia ha accelerato un processo culturale che produce frammentazione sociale e trasformazione dei valori. La paura spinge i soggetti alla chiusura in sé, alla cura degli interessi individuali e di categoria, spinti da un’errata comprensione del senso di libertà e democrazia. Occorre comprendere che il proprio interesse di singolo cittadino si realizza nella collettività: accettare con coraggio una politica sociale non significa perdere la propria libertà – la Vita, sic! – ma aumentare le potenzialità per realizzare obbiettivi che favoriscano tutti.

A fine ottobre, a Novara in Piemonte, abbiamo assistito alla protesta di un gruppo di no-vax che si atteggiavano a deportati, indossavano divise a strisce con la stella, riproponendo nella memoria di tutti il genocidio degli ebrei.

Poche ore dopo, ad Anguillara in Veneto, l’amministrazione pubblica attribuiva al presidente brasiliano Bolsonaro, in visita in Italia per il G20, la cittadinanza onoraria.

I due avvenimenti sembrerebbero non avere nulla in comune, ma sono la rappresentazione plastica di come la politica, condivisione di pensieri e obbiettivi con la parola, stia determinando una divaricazione sempre più profonda tra i cittadini.

Dal dopoguerra alla caduta del muro di Berlino il mondo occidentale ha discusso generalmente sulla modalità di gestione degli interessi per definire quali fossero prioritari, pubblici o privati. Il confronto tra i modelli – liberista e comunista – si traduceva sostanzialmente nell’interpretazione economicistica del sistema sociale e sui limiti di azione dello Stato. Entrambi gli schieramenti presupponevano una base di condivisione etica quale il rispetto della vita, il pluralismo, l’eguaglianza e la tolleranza. La condanna universale della shoah rappresentava il presupposto dell’ecumenismo laico della nostra contemporaneità: dal rispetto della Vita si è poi sviluppata la comunicazione/comprensione/condivisione tra i popoli, da cui in seguito nasceva l’Unione Europea e globalizzazione.

Nell’occidente, in Italia, da più di un decennio stiamo assistendo a una divergenza che non investe più il piano economico-gestionale, discusso in prospettiva di interessi plausibili, ma che investe i valori – gli "eidos" in senso husserliano, la struttura invariante della realtà - sostrato dello stare insieme, i presupposti non solo della democrazia ma anche del dialogo. A parere di chi scrive, tali valori sono costantemente minati da una volontà di ridefinizione della cultura fondativa dell’occidente – forse Spengler parlerebbe di passaggio da Kultur a Zivilisation -.

Torniamo agli eventi di cronaca di questi giorni. Con le loro sfilate, i pochi contestatori del vaccino - in Italia l’85% è vaccinato - non solo mettono in subbuglio i centri cittadini con manifestazioni non autorizzate, ma pretendono di assurgere al ruolo di minoranza abusata da un governo liberticida. I no-vax al grido di "libertà, libertà" vogliono la propria indipendenza dalle regole, paventando che sia la minoranza a dettare le leggi come nel caso dei portuali triestini – eppure, anche la maggioranza deve assumere le norme in modo prudente, onde evirare di essere tacciata di dispotismo, di "dittatura della maggioranza" per dirla con De Tocqueville-. Parallelamente, il presidente Bolsonaro, sulla scia iperliberista impegnata a non far recedere l’economia a dispetto della pandemia, ha blaterato il suo negazionismo disattendendo all’impegno di salvaguardare la vita dei suoi cittadini, com’è proprio del suo ruolo. E mentre il senato brasiliano mette sotto accusa per crimini contro l’umanità il suo presidente, la solerzia partigiana della giunta di Anguillara ne fa il suo campione, consegnandogli le chiavi della città. In tale strano ribaltamento valoriale, Bolsonaro diventa la vittima, l’incompreso, il vate di una posizione culturale soverchiata, il dissidente che promuove la libertà a cui si vuole togliere la parola con una violenza mascherata da giustizia.

Il campionario di situazioni di cronaca per le quali assistiamo alla dismissione dell’etica contemporanea offre innumerevoli esempi: la mancanza di deontologia del medico antiscientista che dichiara in un comizio che il "vaccino è veleno"; la presunzione del collaboratore scolastico che, messo a discutere col virologo nel salotto televisivo, risulta portatore di sapere alternativo;  l’ufficiale di polizia che, nelle ore libere dal lavoro, incita alla resistenza i manifestanti, contro i suoi colleghi; il politico, il generale, il giudice arruffapopoli contro lo Stato benché abbiano giurato sulla Costituzione; last but not least,  c’è sempre quel presidente che esalta la piazza invitandola all’assalto del suo parlamento! 

Tale modalità di vestire e comunicare la Libertà si nutre dell’arroganza dell’individualismo della morale, della presunzione di ognuno di essere portatore di valori assoluti che devono essere forzosamente consegnati alla gente; siccome sono verità, devono essere propagandati con ogni mezzo, affinché realizzino un proselitismo che costruisca una forza politica per sovvertire lo status quo normativo e promuova forzosamente un paradigma che fondi una nuova civiltà. 

Tale comunicazione divisiva, protesa a definire nuovi modelli valoriali, non rinuncia all’utilizzo delle vecchie categorie, ammantandole di significato a sé conveniente: l’autorevolezza dei ruoli sociali, in quanto gerarchia sedimentata da una cultura classica, viene posta al servizio di una ideologia personalistica; la storia e i simboli consolidati sono revisionati per favorire interessi di parte; la fiducia – il valore più antico che l’uomo ha abbracciato – viene coartata per costruire un cieco e autolesionistico proselitismo.

Libertà "libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta" (Dante, Purgatorio, c. I, vv. 70-72).

A ben pensarci, è un po’ l’operazione che fece Goebbels il quale mosse le sue folle al grido 'libertà, libertà': intendeva però solo quella dei tedeschi, infischiandosene degli altri popoli europei.

www.nicolatenerelli.it

Foto: la manifestazione no-vax di Novara, Piemonte, Italia, del 30 ottobre 2021 www.dire.it 

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Comments

  • Thanks for the English Abstract. I note your point: "The pandemic period has accelerated a cultural process that produces social fragmentation and a transformation of the values. Fear pushes people to close in on themselves...". I agree with this generally and am too concerned. Even as I look at the visual image (photo) with your blog post, I see protesters (I presume) who are fighting for freedom, rights, perhaps are anti-vaxers or anti-maskers during this Covid global problem of a pandemic disease. There's a satire in the image, or just irony of it all. They who are fighting for freedom most (at least in the streets), are in their own ropes, chains, corrals, and contained both by their own strategies and of their enemies (e.g., the State). It makes me wonder where is the freedom and what does it look like when it is a freedom that is not a harbinger and contaminator of the very excessive fear that that freedom ideally is freeing itself from (e.g., from the chains of fear and oppression, and the oppressors, the slave owners, rapacious capitalists etc.). Indeed, fear-based motivations as you imply in your blogpost, are always a "close" down, a closing down, a reductionism (a la fragmentation, alienation), physically, psychological, ideologically, if not spiritually too.

    The great collapsing of our society, closing in on itself and its dysfunctional non-sustainable ways of living--is another way to put it. I have long waited and tried to enable other alternatives to the 'fighting for freedom' most commonly practiced by protesters who feel their street fighting ways are an answer or a beginning to an answer. Perhaps, they are a starting point, but perhaps they are also ironically an ending point, or merely another form of fear running the show, and closing down in just other more subtle ways than the dominant overt ways. Lots to think about. 

    • Gentilissimo dr. Fisher, lei centra perfettamente il problema quando dice: “There's a satire in the image, or just irony of it all”.

      L’immagine dei no-vax che protestano ( vestiti da detenuti dei lager) rappresenta il focus del ribaltamento a cui facevo riferimento. Tali soggetti protestano in modo diretto ed esplicito contro le decisioni governative, benché siano state accettate dalla maggioranza (ripeto: in Italia l’85% è vaccinato); si sentono prigionieri, vessati, in pericolo; il loro nemico è la collettività. I protestatari denunciano la mancanza di libertà ma, al contrario, è proprio la libertà intellettuale di cui godono che permette loro di ipotizzare la paradossale protesta.

      Quel che è peggio, i no-vax non riconoscono la forza della Natura e delle sue leggi (il covid è legge di Natura che si impone) ed esaltano il proprio individualismo quale ricetta utile per narcotizzare la paura, coesistentiva degli esseri umani.

      Non sono prigionieri di un lager, ma sono aguzzini della ragione che non riconoscono i limiti e le debolezze umane per esaltare una vana libertà e una cieca contrapposizione; ripudiano le scelte comuni (la relazione con la moltitudine); irridono la forza del fuori-di-sé (il covid in quanto iperoggetto, direbbe Morton).

      La foto pubblicata è il manifesto dell’enorme contraddizione in cui si muove l’uomo contemporaneo quando presuppone una weltanshauung: un ossimoro, il furbo-sciocco che è proprio dell’esperienza umana allorquando non si nutre di filosofia.

  • Nicola, can you send an English (abstract) of this blog, as it looks like a G20 protest march, and I'm curious how you see this relating to fear and fearlessness? Thanks. 

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